Una mia nipotina, che non aveva ancora due anni e parlava appena, impressionata da quella sporgenza insolita, allungò il ditino traverso la tavola, ed accennando quel naso disgraziato, disse:
Ci-gno-a ha bibì.
La supponeva una malattia, ed aveva la buona intenzione di compiangerla. Ma che mortificazione avrebbe risparmiata a noi tutti, se non avesse manifestato così apertamente la sua opinione!
Un'altra manìa dei bambini è di sindacare la distribuzione che fa la mamma nel piatto pei loro fratellini, e di annunciare tutti i piatti appena entrano in sala da pranzo, come fossero personaggi importanti.
La minestra! Mamma, mi permetti ch'io non mangi minestra?
Oh! Gigi non mangia minestra? Neppur io.
Neppur io allora!
E la mamma deve interrompere ogni discorso, trascurare gli ospiti e le persone della famiglia, per metter fine a quel battibecco.
Alle frutta poi:
La crema! Mamma, a me darai i geroglifici di cioccolatte!
Anche a me.
No, l'ho detto prima io.
Nel loro profondo egoismo, sono persuasi che il pranzo è fatto unicamente per loro. La questione è soltanto di sapere chi reclamerà primo i bocconi migliori. A tutti gli altri commensali debbono bastare gli avanzi.
E questo spettacolo disgustoso di egoismo e di avidità, che merita così poco gli onori del bis, è ripetuto quasi ad ogni servizio.
Ma i miei piccoli lettori, se pure, eccitati dall'olezzo inebbrianti di qualche piatto favorito, sono caduti in tali sconvenienze, arrossiscono ora nel rileggere qui a sangue freddo le loro parole. Vorrebbero, senza dubbio, alla prossima occasione comportarsi in modo che i loro parenti non abbiano a rimanerne male.
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