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      Convengo che questo è difficile. Mi ricordo ancora certe discussioni interminabili a cui dovevo assistere nella mia infanzia, tra la mia povera mamma ed una vecchia baronessa inferma, che non aveva nessun bambino in casa, e teneva in sala tre enormi cani barboni. Si parlava sempre di quitanze, ipoteche, usufrutto, capitale ed interesse. Avevo imparate a memoria quelle parole, e qualche volta mi sorprendevo a canticchiarle mentre giocavo colla bambola, ma mi erano oscure come il Pape satan Aleppe, che mi ha tanto fatto pensare, ed impaurita nei miei primi anni di scuola.
      Un giorno dopo aver assistito un'ora a quei discorsi inesplicabili, ed essermi fatto dire parecchie volte, di non dimenare una gamba, di non strappar la frangia del mio paltoncino, di non strofinare i nastri del cappello, di non agitarmi sulla sedia, di non fare assolutamente nessuna cosa, ridotta all'immobilità d'una piccola statua mal posata e punto artistica, sentii che la mia pazienza era completamente esaurita; e tentai di porre fine a quel supplizio, ricorrendo all'atto più incivile che possa fare una ragazzina per bene; dissi coll'accento strisciante della noia:
      Mamma, andiamo?
      Vedo ancora, dopo tanto, tanto tempo, la vampa di rossore che salì al volto della mia cara e bella mammina.
      Si rizzò senza parlare. Era tanto educata, e sapeva che un rimprovero, fatto a me in presenza alla vecchia signora, avrebbe fatto capire meglio l'idea inurbana, che avevo implicitamente espressa:
      Mi annoio mortalmente in sua compagnia.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





Pape Aleppe