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      Ma sono caldamente pregati di non cercare di fornir complimenti imitati da qualche signore o signora, per far il ragazzo di spirito ed attirar l'attenzione. Riescirebbero soltanto ad apparir pedanti, pretenziosi e ridicoli. Si limitano a dire: Tante grazie e buona sera, o qualche cosa di simile; ma molto simile, perchè i bambini, nuovi al mondo, non si rendono ben conto del valore delle parole, non sanno quello che va detto, e quello che non va, e facilmente sbagliano.
      Conosco un ragazzino di sette anni e mezzo che, uscendo da una casa dove era stato a pranzo, disse al padrone di casa, coll'aria di un giudice supremo che decreta un'assolutoria:
      Votre dîner a été bon. Je vous remercie. Aveva la cattiva abitudine di parlar francese anche in compagnia.
      Tutti risero di quello strano complimento, e lui si credette il bambino più spiritoso dei due mondi, mentre l'ilarità generale era nata dalla grottesca figura che faceva erigendosi lui, così piccino, a giudice culinario; e dichiarando implicitamente, che non avrebbe ringraziato se il pranzo non gli fosse sembrato buono.
     
     
     *

      * *
     
      Alla scuola, in collegio, gli stessi doveri che si praticano in casa verso i genitori si debbono praticare verso i maestri; agli stessi obblighi di civiltà a cui si è tenuti in società verso i conoscenti, si è tenuti verso i compagni.
      Nulla è più scortese che quel saluto gettato là dall'uscio della classe, con una cadenza da lezione obbligatoria, che è purtroppo il saluto generale degli scolari ai maestri:


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196