Ma della signora maestra.
E che cosa ha di ridicolo la maestra?
È vecchia.
E poi?
E poi.... non altro.
E allora cosa c'è da ridere?
Infatti cosa c'era da ridere? Ero stata cattiva, incivile, e stupida per giunta.
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* *
Un ragazzo che entra per la prima volta in una scuola, o in un collegio, è dolente per la famiglia lasciata; è timido in quell'ambiente nuovo, ed ha bisogno d'essere consolato, incoraggiato.
Invece per lo più, appena esce alla ricreazione, si vede venir incontro due o tre monelli (o monelline), i più impertinenti nella scuola, che gli fanno subire un interrogatorio goffo, indiscreto, brutale.
Come ti chiami? I tuoi parenti sono ricchi? Cosa fa il tuo babbo? L'abito di uniforme lo hai già fatto? È fine? Il mio è dei più belli del collegio. E questo era il tuo abito da passeggio? Di seta ne avevi? E di velluto?
E via di questo passo un piccolo inventario della guardaroba sua e della sua mamma, poi delle abitudini di famiglia; se si va in campagna, e se la campagna è bella, ed un mondo di calcoli insulsi e volgari, a cui i bambini non dovrebbero nemmanco pensare.
E, quel che è peggio, l'accoglienza che gli si fa è misurata sul grado dell'agiatezza della famiglia, che si desume dalle risposte del ragazzo.
Per poco che un ragazzo sia perspicace, sente l'intenzione dei piccoli inquisitori, e, se il suo animo non è più che leale e candido, s'induce a mentire per evitare delle umiliazioni.
Ho conosciuta una bambina, figlia di un mercante di mobili, che si fece passare, durante i tre anni di collegio, per figlia di un possidente.
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