Al buffet era una nobile gara a chi prenderebbe prima il gelato da offrire alla piccola inferma; e bisognava vedere con che buon garbo glielo facevano pigliare, perchè non poteva fare da sè e come le parlavano di cose serene senza mai alludere alla sua disgrazia.
Debbono avere un bel cuore ed una buona mamma le bambine che sanno, nella foga d'un divertimento, comportarsi a questo modo.
Udii una bellissima e giovane mamma, che esortava la sua bambina ad imitarle.
Se ci vai, le diceva, se ti fai forza per vincere la tua timidezza perchè non ti farei il torto di credere che sia ripugnanza o mala voglia, più tardi ti troverai contenta di pensare che quella povera bimba malata si ricorderà di te, e ti vorrà bene, perchè sarai stata cortese con lei e l'avrai aiutata con qualche buona parola a dimenticare che non può muoversi e divertirsi come le altre.
La bambina esitava sempre; crollava le spalline, faceva delle smorfiette un pochino sprezzanti, un pochino altere. Ah! lei non sapeva, poverina, cosa fossero malattia, privazioni, sofferenza. Chissà forse che nel suo piccolo cervello inconsapevole sentisse una certa vanità del proprio benessere, della propria bellezza, e credesse di umiliarsi accostandosi a quella bimba disgraziata e sdegnasse di farlo.
Allora la bella e buona mammina fece il viso serio e disse:
Io t'ho dato un consiglio, t'ho detto quello che sarebbe tuo dovere. Pensaci e fa come il cuore ti dice. Non voglio farti far nulla per forza.
Ma mentre parlava era triste, e poco dopo, non trovandola più accanto a me, guardai in giro e la vidi inginocchiata presso la bimba malata che la faceva discorrere e la divertiva.
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