Lascia che guardi a te, che m'ispiri a te, per insegnare come debbono contenersi le altre.
A trent'anni, una signorina deve assolutamente rinunciare a tutti i riserbi esagerati di cui si sogliono circondare le fanciulle; deve adottare nella misura delle sue finanze, il vestire, le abitudini, il contegno, il linguaggio d'una signora maritata; uscire sola, ricevere e fare visite, viaggiare sola, se non ha la necessità, avere le sue carte da visita. Con questo non s'intende che, se Dio le conserva i genitori, abbia a far vita a parte. Goda finchè può la benedizione di dar il braccio alla sua mamma. Ma lo faccia per godere di quella compagnia dolcissima, non per farsene guidare e proteggere come una tortorella insidiata.
La mia Emilia ha goduto a lungo la fortuna di avere la mamma. E le ha consacrate tutte le sue ore, i giorni e le notti, non s'è mai staccata da lei, senza una estrema necessità. L'ha amata con entusiasmo, l'ha pianta con passione. E tuttavia ha saputo farsi più presto ancora del tempo, una personalità seria, rispettabile, indipendente, senza ardimenti e senza emancipazione.
Che una signora nubile si comporti così, e sfido tutti gli umoristi del mondo a farle passare sul capo neppur l'ombra del ridicolo. Se vive in famiglia, qualunque sia la sua età, non ha rappresentanza; per cui dovrà astenersi dal fare inviti lasciando questa briga ai capi di casa; e, nei ricevimenti, dovrà assumere una parte secondaria, non avanzarsi al saluto se non quando le persone della famiglia hanno accolto i loro ospiti, non offrire mai rinfreschi di propria iniziativa, ma appoggiare con garbo le offerte che hanno fatte i padroni di casa.
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Dio Emilia
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