Per cui temevano ch'io dovessi annoiarmi di rimanere parecchio sola, e mi dissero fin dal primo momento:
Si annoierà forse un poco, ma c'è un'altra Tota che viene ogni sera da noi e le farà compagnia.
Era nel cuore di gennaio. Faceva quel freddo orribile degli inverni di Torino. Si abitava assai lontani dal centro, e poco mi sorrideva l'idea di uscire di casa. Per cui ero senza speranza di procurarmi la compagnia di altre signore e signorine della mia età. La prospettiva di quella Tota (signorina) che verrebbe ogni sera a vegliare con me, mi rallegrò. Le fanciulle hanno tanta esuberanza di vita, tanta serenità, tante speranze nel cuore! Mi figuravo le più liete serate. Aspettai con impazienza che il giorno finisse. Quando Dio volle s'udì un campanello, e la cameriera annunciò:
Ai' è tota Gin "È qui la signorina Gin" (un diminutivo che può servire per Teresa, Lucia, Luigia ed altri nomi.)
Io saltai in piedi e corsi fino all'uscio del salotto per incontrarla... Per poco non caddi come corpo morto cade.
Vidi entrare una figura lunga, lunga, lunga, come una guglia, ed allampata; con un volto di pergamena; tutta coperta d'un involucro di panno color tonaca da frate; con uno di quei cappelli secolari che si vedono nelle vignette dei romanzi inglesi; armata d'una gran borsa di lana dalla quale uscivano minacciose le otto punte di quattro ferri da calza.
Era una buona signora, ed abbastanza amena in compagnia. Ma quel maledetto appellativo di Tota l'aveva demolita coll'immagine primaverile che me ne aveva suggerita, e le raddoppiava ai miei occhi tutti gli anni che aveva in più, di quei tanti di meno che le avevo dati.
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