Qualche volta lo sposo presenta in persona i doni, ma è sconveniente. Obbliga la sposa e la sua famiglia a fare meraviglie e ringraziamenti ripetuti, per ogni oggetto, a misura che li osservano; e mette sè stesso nella situazione imbarazzante di stare ad aspettare, ad una ad una, quelle esplosioni di riconoscenza, e di rispondere a ciascuna con un complimento, che, per l'identica uniformità del caso, può avere ben poche varianti.
Uno sposo ammodo manda i doni il mattino, e ne riceve i ringraziamenti, tutti in una volta, più tardi, quando va a fare la solita visita.
I doni vengono esposti col corredo nella camera della sposa, dopo la lettura del contratto, tutti gli invitati sono condotti ad ammirarli.
È un'usanza brutale, perchè, sebbene in molti casi lusinghi l'amor proprio del donatore, stabilisce sempre dei confronti indelicati. Infatti, dopo quelle esposizioni, è raro che non si sentano dei commenti di questo genere:
Che spilorceria il dono della tale signora!
E quello della tal'altra, che cattivo gusto!
Ed in causa dell'esposizione i doni nuziali si fanno, più che per islancio di cuore, per quello che dirà la gente; le famiglie poco agiate s'impongono dei sacrifici per far buona figura all'esposizione dei doni, e difficilmente combattono un vago risentimento contro la sposa, che fu la causa involontaria di uno squilibrio nel loro bilancio.
Ed il corredo poi.... via, proprio non so approvare che venga messo in mostra a quel modo.
È un fatto indiscutibile che si usa.
La signorina Rotschild, che maritandosi ebbe un corredo di dugento cinquantamila lire in biancheria, aveva consacrate parecchie camere all'esposizione delle camicie, delle gonnelle, dei calzoni.
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Rotschild
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