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      I giornali ne fecero minute descrizioni.
      Ma, dopo aver adempito al mio debito accennando quest'uso, sento il bisogno di aggiungere, a titolo di consiglio, che sarebbe meglio non seguirlo. Mi sembra che quelle biancherie, tanto intimamente personali, debbono avere il loro pudore, o piuttosto, che facciano parte del nostro. Una giovinetta non può a meno di arrossire, mostrando ad un uomo le sue camicie.
      Io conosco una bella sposina, maritata da parecchi anni; la vigilia delle sue nozze, un giovinotto, che frequentava la casa, mi descrisse il corredo, poi soggiunse:
      Mi ha fatto veder tutto. Fino le calze che metterà domani.
      Non ho mai potuto dimenticare quella circostanza. La confidenza, fatta ad un giovine, delle proprie calze, mi ha spoetizzata. Ancora adesso, quando incontro per via quella bella donnina, comunque sia vestita, traverso il velluto, il raso, la seta, un'illusione ottica mi fa vedere le sue calze.
      E sarei pronta a scommettere che quel giovinotto prova la stessa illusione.
      Cosa ne penserebbe la bella signora se lo sapesse?
      E, sopratutto, cosa ne penserebbe suo marito?
      Lo sposo dovrà mandare un dono anche alle sorelle ed ai fratelli nubili della sposa; e la famiglia di lui ne offrirà alla futura parente. Quella sera la sposa distribuirà i suoi gioielli da signorina alle sue amiche più intime.
      Nè la sposa, nè la sua famiglia, debbono far doni allo sposo. Però vi sono paesi in cui la futura moglie deve offrire al futuro marito uno spillo di brillanti, in segno di unione. Pare che là non conoscano il proverbio:


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196