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      Dono che punge, l'amor disgiunge.
     
      Ad ogni modo, in questa, come in tutte le circostanze in cui vi sono formalità convenzionali da compiere, la perfetta convenienza sta nell'uniformarsi agli usi del paese dove si vive, e non a quelli del paese proprio, quando se ne vive lontano; poichè nulla è più indelicato ed egoistico, che il respingere i costumi della città dove siamo ospitati.
      Il contratto nuziale viene letto dal notaio, ad alta voce e per intero, alle persone invitate, e, dopo la lettura, lo sposo deve essere il primo a sottoscriverlo. Porge poi la penna alla sposa; in seguito firmano i parenti, ed ultimi gl'invitati, cominciando dalle persone più ragguardevoli per età e grado sociale.
      Tutte le persone che firmano il contratto, se non lo hanno fatto prima, sono in dovere di mandare un ricordo alla sposa.
      Debbo aggiungere, e confesso che lo aggiungo con piacere, che, da qualche tempo, le persone d'animo raffinato vanno smettendo quest'usanza indiscreta di leggere i fatti loro dinanzi ad una numerosa società. Può darsi che la sposa abbia una dote modestissima, che il babbo, un po' avaro, le abbia ristretta oltremodo la somma destinata al corredo. Quegli indifferenti invitati, che sono là per divertirsi, si divertiranno facendo commenti:
      Per quella dote avrebbe l'obbligo d'essere un po' più bella.... la legge di compensazione.
      Duemila lire di corredo! Ma se farà una malattia le verranno meno le lenzuola.
      Oppure è lo sposo che non ha un patrimonio corrispondente alla dote, e patisce un'umiliazione, che la delicatezza della sposa deve sapergli risparmiare, sopprimendo la formalità della lettura del contratto.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196