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      Si può soffrire un cattivo letto in un albergo, perchè ci si sta qualche notte di passaggio. Ma dove s'ha da dormire tutta la vita, si vuole che sia comodo.
      Ebbene: i loro conoscenti le vedono soltanto di passaggio; ma è il marito che s'ha da sedere a mensa con loro per tutta la vita e per tutta la vita deve tenersele al fianco, e render loro mille piccoli servigi. Perchè non cercano di rendergli morbide le loro maniere, di appianare le asprezze del carattere, di addolcire la voce per lui, colla stessa cura con cui ammorbidiscono il letto a sè stesse? Dipende da loro che il matrimonio riesca un letto di piume, o un letto di Procuste.
      Se sapessero come le ingentiliscono quelle paroline di cortesia: Grazie; scusa; quanto sei gentile; non disturbarti, ecc., ecc.
      Senza contare che gli uomini, meno graziosi, per natura, inclinano sempre ad esagerare per proprio conto il grado di emancipazione dalla civiltà, che la moglie accorda a sè stessa. E se lei riceve un favore senza ringraziarlo, e va a colazione spettinata, lui si crederà autorizzato a passeggiare per la casa in mutande ed a fumarle sul naso con una pipa di gesso; troppo fortunata ancora, se l'età o la calvizie non gli suggerisce di beatificarsi la giornata colle delizie d'un berretto da notte.
      Una moglie, a meno che sia in una delle grandi situazioni sociali in cui una signora rimane quasi estranea alle modeste cure della famiglia, non deve mai affidare ad una cameriera nè ad altri la cura di sorvegliare la guardaroba di suo marito.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





Procuste