Avrei creduto che ne avesse almeno settantuno.
Lo sproposito era così grande, che lo presi per uno scherzo e lo pregai che mi spiegasse il perchè di quell'unità su tante decine.
Perchè non ha ceduto la destra del camino a mia moglie che ne ha settanta.
Vi sono poi certe superiorità d'età, di grado, di meriti, così incontestabili, davanti alle quali anche una signora deve inchinarsi.
Una mia amica, di un tatto squisito, incapace di commettere neppure l'ombra d'una sconvenienza, mi confessava d'essersi alzata in piedi nel suo palco, quando le fu presentato Paolo Ferrari, alla prima rappresentazione del Cantoniere.
Cosa vuoi? mi diceva; quella sera era la figura principale del teatro. Ci dominava tutti. Ci alziamo pure quando entra il Re. Lui rimase imbarazzato sai; ma io no.
Ed aveva ragione. Era un'irregolarità, ma una bella irregolarità; felix culpa; e provava che lei possedeva meglio di tutte il sentimento dell'arte; che il suo animo era più gentile.
Dopo aver presentata l'ultima venuta alle altre persone che sono in sala, una padrona di casa deve rivolgerle la parola direttamente, per far cessare la confusione che la presentazione ha potuto ispirarle e, soltanto dopo averla fatta parlare un momento, riprenderà il discorso interrotto dalla sua venuta, avendo cura di metternela a parte.
Per congedarsi dalle signore, la padrona di casa si alza, e le accompagna fino all'uscio della sala, e là ripete la stretta di mano e l'inchino, senza fermarsi in complimenti che la terrebbero troppo a lungo lontana dagli altri visitatori.
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Paolo Ferrari Cantoniere
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