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      Così non saranno nè strette nè isolate.
      E sopra tutto, per tutti i santi del paradiso, che non sieno tredici! Lei, mia signora, non ha questi pregiudizi; suo marito neppure. Ma qualcuno de' commensali potrebbe averli; e quello là sarà infelice, non per quel giorno soltanto, ma per tutto un anno, in capo al quale dev'essere morto il più vecchio o il più giovine della triste compagnia.
      Aggiunga che conterà spietatamente gli anni in viso a tutti i suoi invitati, non escluse le signore; e se gli resta il dubbio d'essere lui stesso uno dei due in pericoli, sarà capace di correre il domani alle dodici parocchie a prendere la fede di nascita di tutti i commensali, per rassicurarsi. E ci penserà tanto e se ne cruccerà tanto, che non sarà meraviglia se entro l'anno finirà per morirne davvero.
      Non si deve mai, per vincere un pregiudizio, compromettere la pace d'un nostro simile.
      Se, per una circostanza imprevista, il giorno stesso del pranzo manca un invitato su quattordici, si corre a pregare un amico intimo di supplirlo. Si prega il primo venuto, il lustrascarpe della via, uno spazzacamino, ma non si condannano i nostri ospiti a sedere a tavola in tredici.
      Un giovinotto che da vero lion, era avvezzo a pranzare tardissimo, passeggiava una sera verso le sei in cerca d'appetito, e forse di qualche bella crestaina, che, tornando dal lavoro, consentisse a fargli compagnia, quando vide un signore ammodo passargli accanto, guardarlo, riguardarlo con occhio d'amore, gironzargli intorno, fargli la corte come avrebbe fatto lui stesso con quella tale crestaina, se l'avesse trovata.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196