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      Le signorine di provincia non crederebbero d'esser ben equipaggiate pel teatro, se non si munissero di un mazzo di fiori, di due o tre cartocci di caramelle, d'una scatola di pastiglie di menta, d'un sacchetto di zuccherini e cioccolatta, come se partissero per un lungo viaggio in paesi deserti.
      Nulla di tutto codesto. Se il marito, un parente, un amico intimo, ha il gentil pensiero d'offrire qualche fiore o qualche dolce ad una signora, li accetterà in teatro; altrimenti ne faccia a meno; ma non arrivi, per carità, colle sue provvigioni da bocca come un soldato al bivacco.
      Ricevendo visite in palco, la signora dovrà salutare, sostenere la conversazione durante gli intermezzi, e frenarla durante la rappresentazione per non esporsi alla vergogna di farsi zittire. Tutti gli uomini educati sanno che, entrando, debbono occupare l'ultimo posto ed avanzarsi man mano, per diritto d'anzianità, a misura che un primo venuto si congeda, finchè siano giunti a tenere alla loro volta uno dei posti accanto alla signora. Di tutto questo lei non dovrà occuparsi affatto.
      Qualunque sia l'entusiasmo che le ferve nel cuore, una signora non applaude mai. Le dimostrazioni opposte non sono convenienti neppure per gli uomini. Davanti ad una signora poi, non vi potrebbe essere altri che un mascalzone capace di voler fischiare. Ed i mascalzoni non vanno nei palchi delle signore.
      È di buon gusto il non uscir mai dal teatro in un momento in cui lo spettacolo interessa vivamente il pubblico, o almeno di uscire in gran silenzio per non disturbare lo spettacolo.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196