Ed i bambini ne fanno un mondo di piccoli pettegolezzi.
Tu cos'hai portato alla maestra?
Un ventaglio d'avorio. E tu?
Oh, io le ho dato un braccialetto; costa tanto.
Io l'orologio colla catena. Coi maestri bisogna esser generosi se si vogliono avere i premi. L'ha detto la mia mamma.
Quante cose dicono le mamme che farebbero assai meglio a tenere per sč!
Che i bambini non odano mai discorrere dell'onorario dei maestri, del prezzo delle lezioni, Se v'ha un punto su cui sono inclinata a convenire con Rousseau, nella sua idea che l'uomo nasce con tutti gli istinti buoni, e la societą lo corrompe, č l'apprezzamento del denaro.
Non so se tutti i bambini siano come eravamo le mie compagne ed io. Ma noi mentre nutrivamo un'ammirazione stupida per la ricchezza, come idea astratta e nelle sue manifestazioni di lusso, avevamo una specie di ribrezzo pel denaro. Ci umiliava come un errore, ci faceva arrossire come una vergogna.
Una volta andai con altre fanciulle della mia etą, ad un breve corso di lezioni di rammendo. Erano otto lezioni. All'ultima la mia mamma, che era sofferente e non poteva uscire, mi diede i denari da consegnare alla maestra. Le mamme delle mie compagne avevano fatto lo stesso colle loro figlie. Quella maestra nomade, uccello di passaggio, autorizzava forse ai loro occhi un tratto meno delicato. Noi ci consultammo prima della lezione:
Tu come fai? Osi darle il denaro in mano?
Io no, non oso.
E neppur io. E neppur io.
Ci sembrava di avvilirla. Come fare?
La maestra aveva una piccola scrivania.
| |
Rousseau
|