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      No; sarebbe troppo pretendere dalla cortesia d'un debole mortale. Basta che le usi i riguardi dovuti, che non le fumi sul viso, che non pigli atteggiamenti troppo comodi per dormirle dinanzi; del resto, quanto a' posti pagati non c'è diritto di sesso che valga; tutti i sessi sono uguali in faccia a' vagoni della strada ferrata.
      Ai tempi di Monsignor della Casa, ed anche a quelli del Gioia, quegli scrittori di galatei avevano bisogno di raccomandare a' mariti di non parlare continuamente delle loro mogli, di non tesserne l'elogio ad ogni momento.
      Povere mogli! Ora la fortuna ha girata la ruota; è venuta la moda insulsa di affettare l'indifferenza, e bisognerebbe raccomandare precisamente il contrario.
      I Turchi si offendono se altri nomina le loro donne anche per domandar nuove della loro salute, o per incaricarli d'un'imbasciata cortese. Essi si vergognano dell'amor coniugale, sia che abbiano parecchie mogli, sia che ne abbiano una sola, e lo nascondono come una spudoratezza.
      Lessi nel Constantinople di Theophile Gauthier che la moglie d'un console francese a Costantinopoli, conoscendo questa debolezza, ed essendo donna di molto tatto, nel presentare delle stoffe da signora, ad un personaggio illustre del paese, gli disse:
      Voi saprete a che uso destinarle.
      Sapeva che lo avrebbe fatto arrossire e confondere nominandogli sua moglie.
      Conosco parecchi mariti, non molti per fortuna, che, sotto questo rapporto, potrebbero passare per Turchi.
      Ho delle conoscenti (tanto gentili che mi perdoneranno di vedersi accennate qui) che vedo da parecchi anni, e non so tuttavia che viso abbiano i loro mariti.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





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