Il Talaltro che è stato ministro, nella sua gioventù faceva il sarto». Citava Rossini, Beethoven, Haydin, e sopra tutti Shakespeare; egli pure si sentiva di poter salire.
«Sarò un avvocato celebre, come Brofferio. (Allora Brofferio era al colmo della sua gloria). Guadagnerò cinquantamila lire all'anno. Verranno da lontano per sentire le mie difese. Tutta Fontanetto vorrà esserci...».
Fin allora non parlava di matrimonio. Era tutta una poesia d'amore; Rachele doveva risentire pel suo ingegno, pei suoi trionfi oratorii, per la sua fama, altrettanta ammirazione quanta egli ne provava per lei.
Diceva ingenuamente: «È così bianca e bionda, e profumata, i suoi abiti sono così belli ed i suoi atti così composti, che dà soggezione; non si osa parlarle, parrebbe un'audacia; è qualche cosa di superiore a noi. Io arrossivo della mia voce grossa, dopo aver udita la sua, e mi vergognavo di camminare dopo averla veduta lei muoversi con tanta grazia. Mi pareva che, se le avessi stretta la mano, avrei lasciata un'impronta sulla sua; e del resto non avrei mai avuto il pensiero di farlo, come non avrei mai sognato di stringere la mano alla regina». Accennava le dame che andavano in carrozza in Piazza d'Armi e diceva: «È come questa, ma più bianca; è come quest'altra, ma più bionda; è come quella terza...» ma anche la terza e tutte avevano qualche perfezione di meno. Tra lui e quelle dame cittadine non gli pareva che ci fosse l'enorme distanza che aveva sentita tra lui e Rachele. E non pensava che con queste si misurava in circostanze meno sfavorevoli.
| |
Talaltro Rossini Beethoven Haydin Shakespeare Brofferio Allora Brofferio Fontanetto Rachele Piazza Armi Rachele
|