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      ».
     
      Era cresciuto molto, ed omai aveva una bella statura; era svelto e ben fatto. Aveva il collo un po' lungo, la testa piccola, dei bei capelli neri ondulati e rigonfi, gli occhi neri infossati, le guancie leggermente salienti sotto gli occhi, ed un po' colorite in alto, come le dipingono gli artisti da teatro per dare più calore allo sguardo. Infatti il suo sguardo aveva un ardore, che correggeva la timidezza de' suoi modi, o la faceva dimenticare. Aveva le labbra di un rosso vivo liscie e grosse, i denti lunghi e bianchissimi, il sorriso fine. Una bocca incantevole che faceva pensare con rincrescimento ai baffi futuri che l'avrebbero coperta. Era un bellissimo giovine; ma la bellezza, che è sempre tanto difficile a portare per un uomo!, egli la portava con semplicità perché la ignorava, o almeno non ne traeva argomento di vanità. Si considerava sempre molto al disotto della Rachele, e si proponeva d'innalzarsi fino a lei col suo ingegno, collo studio, col lavoro, con mezzi più serii e più difficili che non la bellezza.
      «Grazie, signor Giovanni; e lei come sta?» rispose Rachele un po' confusa, facendosi rossa anche lei. E quelle parole tanto semplici fecero un gran piacere a Giovanni, perché erano dette in modo da lasciargli indovinare che anche la sua compagna d'infanzia cominciava ad essere imbarazzata dinanzi a lui; che si metteva in soggezione, ed arrossiva per lui come per un altro.
      Mentre si scambiavano quel saluto giunse il Dottorino, e tutti si accostarono alla tavola cercando i loro posti.


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Il tramonto d'un ideale
di Marchesa Colombi
pagine 171

   





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