Pagina (30/171)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avviò colla sua vicina un discorso sulla letteratura; ed essendo romantico e puritano, sparlò dei novatori, e fece un lungo elogio dei Promessi Sposi, insistendo sui miglioramenti della seconda edizione.
      La Rachele aveva letti i Promessi Sposi in collegio, ma non aveva badato all'edizione e non sapeva che differenza ci fosse fra la prima e la seconda.
      Immaginandosi di far cosa grata al suo ospite, disse che aveva letta la prima edizione, e che si struggeva di conoscere la seconda. Si mostrò anzi desolata di esser giunta alla sua età senza aver letti i Promessi Sposi corretti. Giovanni le offrì premurosamente di portarglieli, ed ella diede segni di grande gioia.
      Ma il signor Pedrotti li interruppe: «Che bisogno c'era di farne una seconda edizione?». Quel discorso letterario era contrario alle abitudini di Fontanetto, e dava sui nervi al castellano. Egli considerava i letterati come gente sfaccendata ed inutile; non capiva che si spendessero quattrini pei libri, i quali «se anche si leggono, dopo letti non servono più a nulla». Ed esclamava con sussiego: «Mio Dio! Da dove cavano da vivere costoro?» poi soggiungeva severamente: «Farebbero meglio a lavorare».
      Quando tornava, dopo aver visitati i suoi campi e le sue piantagioni, pigliava il giornale di Torino, a cui era abbonato, e diceva ridendo: «Ed ora vediamo come si piantano le carote». Era una facezia del Dottorino che il Pedrotti aveva fatta sua da dieci anni, e che il Dottorino applaudiva sempre come un tratto di spirito del castellano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il tramonto d'un ideale
di Marchesa Colombi
pagine 171

   





Promessi Sposi Rachele Promessi Sposi Promessi Sposi Pedrotti Fontanetto Dio Torino Dottorino Pedrotti Dottorino Giovanni