Quand'ebbe giudicati i Promessi Sposi, il signor Pedrotti si volse alla sua vicina, e le disse con aria furba: «Ho fatto allungare la tavola un metro di più quest'anno, ma un'altra volta che avrò il piacere di ricevere delle signore, dovrò anche far allargare gli usci».
Alludeva alla crinolina, e tutti si misero a ridere, ed il Dottorino canticchiò il ritornello d'una canzone che era di moda fra il popolino di Novara:
«La stella cometa la vegn ai vot or.
E i donn in giornada gh'an sott el vapor»
E si rise daccapo, poi si parlò della cometa, che era il grande avvenimento dell'annata; si ripeterono in proposito i pregiudizi dei contadini: «Segno d'epidemia?», «Una gran guerra o una gran carestia» ecc. ecc. Ci furono delle risate, ma su certe fronti appare poi un'ombra d'inquietudine, se avessero ragione i contadini?
«La Castalda» narrò il Pedrotti «mi disse che l'altra sera la cometa scopava il cortile colla sua gran coda; e poi esclamò: "Poveri noi! Poveri noi!" Domandai perché; e mi rispose: "Non capisce? Scopava via il raccolto". È un avviso. Ah! Ah! Ah!».
Aspettava una risposta del Dottorino; e, vedendolo intento a discorrere colla sua vicina, gli gridò ammiccando: «Eh! Dottorino! Scopava via il raccolto la cometa!».
«Sie! Vorrei averlo io tutto quello che rimane dopo la scopatura» s'affrettò a rispondere il Dottorino, che l'aveva già detto la sera prima in farmacia. Era la risposta che voleva il Pedrotti, sempre lusingato di sentire che altri desiderava quanto egli possedeva. Diede l'intonazione dell'ilarità, e risero ancora, e su quel tono avrebbero tirato via a ridere fino a sera.
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