Egli parlava forte per farsi coraggio colla propria voce, e per apparire disinvolto, mostrando apertamente di sdegnare gli argomenti triviali di conversazione che piacevano ai suoi commensali, ed ostinandosi a mantenere il discorso sui temi alti della letteratura e dell'arte, come se dicesse: «Qui sono nel mio elemento; alle vostre meschinitą non voglio discendere».
Il signor Pedrotti perdé affatto la pazienza. «Mi pare» gli disse, «che ti occupi un po' troppo di politica, e di musica, e di cose che non ti riguardano. Faresti meglio a lasciare le arti ai signori, ed a badare a' tuoi studi, altrimenti i sacrifici che si son fatti per te andranno perduti».
Giovanni, da rosso che era, si fece pallido di rabbia. Stava per rispondere qualche cosa di risentito, ma, appunto in quel momento, Rachele gli porgeva un piatto di dolci e gli sorrideva per invitarlo a prenderne uno.
«Grazie» disse Giovanni sbadatamente. E stese la mano un po' tremante per pigliare il piatto da passare alla sua vicina, e tornare alla risposta acerba che aveva in gola. Ma Rachele insistette.
«Non vorrą rifiutare la mia offerta...»
No; non rifiutava; prese un confetto a caso, e di nuovo stese la mano. Ma lei lo consiglió ad una scelta migliore; un dolce di cioccolatte.
Dovette gradire, ringraziarla. Intanto il signor Pedrotti s'era impegnato in un altro discorso, parlava della ricchezza mobile, a cui il Dottorino contrapponeva con l'usato spirito la povertą stabile, facezia che allora era ancora fresca, e produceva un grande effetto.
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