È per ottener te, che desidero prendere un posto nel mondo, e guadagnare del denaro».
Queste parole le diceva sommessamente, con tale accento di passione, che Rachele si sentiva stemprare il cuore nell'udirle. Non rispondeva che collo sguardo fisso ed appassionato. Egli riprese: «Credi che avrei studiato, che avrei un grado accademico a quest'ora, se non fosse per te? Io ho nel cuore tutti i germi delle passioni, e le tentazioni laggiù a Torino li riscaldavano potentemente per svilupparli. Se non avessi avuto quel gran desiderio di te che mi riempie l'anima, avrei presa la vita allegramente, avrei perduti i miei anni di studio, avrei disgustato tuo padre e gli altri, e sarei tornato qui a custodire le pecore, come diceva il mio babbo, o sarei rimasto uno degli spostati che vivono di ripieghi in città fra la miseria ed il vizio. Sei tu che m'hai salvato e m'hai spinto al bene. Ed ora devi sostenermi ancora, mettendoti là, al termine delle mie fatiche, come il mio premio, la mia meta, la gioia ed il riposo della mia vita».
Alzò tutte e due le mani, come per implorare di stringere le sue malgrado la distanza. Ella si sporse, si curvò sul parapetto; ma non si raggiunsero.
Allora Giovanni si sentì preso da scoraggiamento al vedersi così diviso da lei, e le disse: «Oh Dio! E se il tuo babbo mi dicesse di no?».
«Per carità; non pensarlo» rispose Rachele. «Sarebbe terribile».
«Ma se mai, di', cosa faresti?».
«Morirei» susurrò la giovinetta.
«No, no. Questi sono romanzi» disse Giovanni con impazienza.
| |
Rachele Torino Giovanni Dio Rachele Giovanni
|