La Matta prese la lettera esitando, ed uscì lentamente e di mala voglia.
«Sbrigati!» le gridò dietro Giovanni. «Per amor del cielo, sbrigati!».
Ella accelerò un momento il passo; ma, appena ebbe svoltato la cantonata, si fermò, cavò di tasca la lettera, la osservò da tutte le parti, guardò la soprascritta; ma non seppe leggere che gli o. La ripose sospirando, e tirò via lentamente verso il castello.
Giovanni intanto fremeva; contava i minuti. Finalmente, non reggendo più alla sua impazienza, uscì incontro alla serva. La vide che tornava rasentando il fossato del castello, a passo lento, a capo chino. Appena s'accorse di lui, voltò indietro come se volesse sfuggirlo. Ma egli la raggiunse, e le tolse di mano il libro.
«No, lo porto io» disse la Matta.
Giovanni non diede retta. Ella stese la mano per pigliare il volume. Tremava, era turbata e diceva: «Vuol portarlo lei? Tocca a me di portarlo».
Ma Giovanni la respinse e corse a casa, tenendo stretto il libro fra le mani.
Appena fu in camera aperse la copertina tremando, e non ci trovò nulla; scosse nervosamente il volume, e non ne uscì nulla. Allora, pallido, ansimante, colle mani convulse, passò tutti i fogli ad uno ad uno. Ma non trovò nulla.
«Ah, lo prevedevo!» sospirò. «L'ha detto che non avrebbe mai potuto resistere a suo padre». Poi soggiunse: «Anche lei! Ebbene vedrà...».
Uscì, camminò frettoloso pel paese, entrò a congedarsi dai suoi protettori, coll'aria spavalda, parlando con agitazione febbrile del suo avvenire, della sua prossima fortuna.
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Matta Giovanni Matta Giovanni
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