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      ». Poi si mise le mani giunte fra le ginocchia, e stette a guardarlo dondolandosi e ridendo, ridendo finché gliene rimasero gli occhi pieni di lacrime.
      «Oh! sei tu, poveretta! Come va? Come va?» disse Giovanni cordialmente.
      La Matta non poté che rimettersi a ridere, perché quel gruppo in gola non la lasciava parlare.
      «Mi fa piacere di vederti» soggiunse l'avvocato, battendole una mano sulla spalla. «Brava! mi fa piacere».
      Questa volta il gruppo uscì dalla gola in un singhiozzo, e la povera donna si nascose il volto nelle cocche della pezzuola del capo che le pendevano sotto il mento.
      «Via via» tornò a dirle Giovanni affettuosamente, «non agitarti. Siedi. Riposati. Parleremo più tardi». Ed entrò nella sua camera.
      Ma ne uscì presto, stette un momento sull'uscio per assicurarsi che il primo impeto di commozione era passato poi disse: «E così? Com'è che hai portati questi mobili?»
      «Sono suoi» rispose la Matta, ed il suo volto s'irradiò di gioia nel dargli quella nuova consolante.
      «E tu hai fatto il viaggio apposta per accompagnarli?» domandò Giovanni, senza esternare il piacere che la Matta s'aspettava. «Sei stata ben buona, e te ne ringrazio».
      La Matta ripeté ancora: «Era giusto; sono suoi».
      «E non ci sono debiti da pagare laggiù?»
      «No, no. È pagato tutto».
      Giovanni aveva mandato sufficiente denaro a suo padre per poter credere facilmente che fosse morto senza lasciar debiti, ed avanzando da pagare i funerali. Fece un giro nello studio, guardando la stia sulla scrivania, due panche da letto ritte contro un casellario, pigliando in mano una vecchia cassetta pel sale, che era sulla tavola dello scrivano; poi tornò dalla Matta e ripeté i ringraziamenti.


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Il tramonto d'un ideale
di Marchesa Colombi
pagine 171

   





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