Udivano gli altri prigionieri gorgogliare qualche cocò-cocò, o mandare una specie di rantolo; e sporgevano il capo curiosamente dal vano dinanzi della stìa; ma non vedevano che la penombra vuota della stanzaccia, che era quasi una cantina, perchè si dovevano scendere parecchi scalini per arrivarci, ed era debolmente rischiarata da due fori aperti nell'alto della parete.
Dagli occhi di quei polli sì vedeva che erano tutti impensieriti. Rispondevano cocò-cocò sullo stesso tono sommesso, poi tornavano a sporgere il capo colle pupille lucenti come fiammelle, ed il loro sguardo, ed il movere inquieto del collo parevano dire:
- Dove sono quegli altri?
Quella stìa di nuovo genere non aveva nè beccatoio nè beverino.
- E il becchime? domandò il cuoco di casa Trestelle.
- Il becchime non ingrassa, sentenziò il pollaiolo coll'aria di chi la sa lunga. State a vedere qual è il mangime che fa la fortuna dei polli e la nostra.
Prese colla destra un tubo di gomma infisso in una caldaia dove c'era una miscela di latte e farina d'orzo; afferrò colla sinistra il becco d'una gallina, e v'introdusse il bocchino del tubo; poi, premendo col piede un pedale, mise in moto una pompa, che mandò la razione voluta dalla caldaia nello stomaco della bestia.
- Ecco, disse togliendo il tubo e passando ad operare il pollo della cella seguente. Per otto ore questa gallina è provveduta.
- Non mangerà altro? domandò il cuoco stupefatto.
- Ha avuta la sua misura rispose il pollaiolo. Guardate; "Centilitri venticinque"; ed accennò una lastra di latta con quella cifra incisa, infissa sulla parete esterna della cella.
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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola 1883
pagine 181 |
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Trestelle
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