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      Nessuno, neppure tra i pił vecchi conoscenti, si ricordava d'aver mai visto la signora Rosa senza la cuffia; il fatto era che quella cuffia l'aveva adottata prima di compir i quindici anni, quando aveva sofferto per la prima volta un'itterizia acutissima che non era poi mai guarita del tutto, e l'aveva accompagnata fedelmente per tutta la sua povera vita. La signora Caterina invece era forte e robusta, alta come un granatiere; ed anche i suoi modi bruschi e la sua intelligenza rudimentale, sarebbero stati pił adatti ad un soldato che ad una signora. Signora, tanto per dire; ed equivale a donna del ceto civile; ma quelle due sorelle erano poverissime. Possedevano di patrimonio comune ed indiviso, seimila lire, le quali, collocate presso un banchiere amico e lontano parente, fruttavano una somma netta di trecento lire all'anno.
      Fino a pochi anni prima che io le conoscessi molto davvicino, le due zitellone avevano avuto la madre completamente cieca. A quell'epoca un cugino parroco, cedeva alla vecchia parente un quartierino, annesso alla sua parrocchia di S. Giovanni; quattro camere ed un giardinetto. Lo cedeva gratuitamente, a condizione che le tre donne tenessero in ordine la biancheria della chiesa ed i paramenti.
      Con quanta coscienza adempivano a quell'impegno! La domenica e tutte le feste comandate mettevano da parte i lavori dai quali cavavano da vivere, e, dalla mattina alla sera, s'affrettavano ad intrecciare alte trine a maglie complicate, per le tovaglie dell'altare. La signora Rosa, che sapeva lavorar di fino, ricamava a punto buono l'animetta per coprire il calice, il corporale, le cotte; orlava finamente i camici, gli amitti, ed i purificatori.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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