Quel mobile erano i fornelli; ma non funzionavano da fornelli. Nei due vani, destinati ad accogliere il carbone acceso, erano stati messi due grandi bacini di terra, che lungo il giorno stavano coperti da un'asse sul quale si stendeva il tappeto. Nel vuoto sotto i fornelli c'era il secchio coll'acqua, c'era la mestola e c'erano due casseruole lucenti, avanzo della passata grandezza, che non s'adoperavano mai.
Per quanto di buon'ora si alzassero i vicini, nessuno riesciva mai ad essere tanto sollecito da prevenire le due zitellone. Quanto a me, a qualunque ora scendessi dal letto, le vedevo sempre sedute ai due lati del balcone, con due panierini di vimini ai piedi per riporvi le lane, il filo, le forbici, e tutti gli arnesi da lavoro. La signora Rosa cuciva, tenendosi il lavoro sulla punta del naso perchè era miope; e la signora Caterina faceva calze con una rapidità sorprendente, dalla parte del cuore, perchè non poteva voltare il capo dall'altro lato. Aveva raccolta qualche novità da raccontare alla sorella, perchè a quell'ora aveva già fatta la sua corsa giù nella piazza del mercato, per le provviste della giornata. Narrava il prezzo delle ova, del burro, dei legumi, e se dalla fruttaiola l'aveva servita la madre o la figlia, e quanta gente c'era dal salumaio. La signora Rosa ascoltava in silenzio; aveva i gusti più fini, e quelle ciarle da mercato non la interessavano.
Quando mancava un quarto d'ora al mezzodì, la signora Caterina posava il lavoro nel suo panierino, allontanava il paracamino, accendeva il fuoco e con un pentolino ed una padelletta, che stavano appunto nascoste sotto il camino, preparava il pranzo: una zuppa di magro, oppure condita col lardo, e delle ova o della verdura.
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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola 1883
pagine 181 |
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Rosa Caterina Rosa Caterina
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