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      Ogni mattina veniva il carro chiuso del panettiere, col pane comune, ed il pane da caffč; poi il carro del macellaio, quello del pollame, quello delle ova; un ortolano portava dei grandi panieri di verdura e di frutta; ed in tutte le stagioni, anche nel cuore dell'inverno, un contadino conduceva un carro di ghiaccio. Appena arrivato buttava addosso al cavallo sudato una coperta di lana, poi saliva sul carro e cominciava a scaricare quella massa gelata, coi piedi nel ghiaccio, maneggiando con forza il badile, riscaldandosi, sudando, senza punto badare a coprirsi come aveva coperto il cavallo.
      Tutti costoro lavoravano a preparare quel miserabile pranzo a due lire, ed anche a meno. Poi i camerieri, i guatteri, quanti servivano all'osteria, mangiavano gli avanzi dei poveri spostati. E gli altri tornavano alle loro case e si nutrivano d'una minestra condita col lardo, o d'un po' di polenta non condita affatto.
      Al confronto, il pranzo a due lire era un banchetto da Epulone, e tutta quella gente ne raccoglieva le briciole. Ma c'era anche un Lazzaro che moriva di fame alla porta.
     
      Verso le sette del mattino entrava nel cortile, aprendosi la via tra quell'andirivieni di provveditori, il carro d'un allevatore di maiali, colla grande botte nella quale raccoglieva la rigovernatura per ingrassare le sue bestie. Quel villano aveva un servitore, un trovatello, che sua moglie aveva preso a baliatico all'ospedale, e che s'era tenuto per mandarlo fuori a custodire i maiali. Da dieci anni faceva quel mestiere, e la mattina veniva in cittą col padrone, per vuotare nella botte i secchi della rigovernatura.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





Epulone Lazzaro