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      L'ortolano staccava il ciuco, lo legava con una corda ad un anello infisso nel muro, poi apriva la botola delle spazzature, e prima di buttarle sul carro, le rimoveva per vedere cosa c'era di buono; e trovava sempre qualche limone ammuffito, qualche mela mézza, che metteva da parte sull'orlo della botola; anche il ciuco adocchiava delle cose appetitose, dei torsoli di frutta o di cavolo. Ma la corda era troppo corta e non poteva arrivarci; ed il padrone gli legava il muso in un sacco di fieno ispido come paglia: doveva mangiar quello; mangiarlo col muso legato per non distrarsi. Intanto tutti i monelli che passavano gli tiravano la coda: ci si attaccavano per dondolarsi, abbandonandosi a quell'appoggio con tutto il loro peso. Il povero ciuchino scuoteva la testa.
      Avevo preso a cuore quell'essere umano e quella bestia che morivano lentamente, ogni giorno un poco, per la crudeltà degli uomini.
     
      Una mattina di febbraio mi alzai ed apersi le imposte un po' più presto del solito. Il ciuchino era solo al suo posto: ma non aveva il muso legato nel sacco: era troppo malato. Aveva un largo tumore in fondo al dorso sopra la coda, e teneva, le orecchie basse, e tratto tratto rabbrividiva tutto. Pioveva da tutto il giorno innanzi, da tutta la notte: una pioggia fitta, incessante, diaccia. Il cielo era grigio come di piombo, l'aria rigida, un fanghiccio nerognolo copriva il cortile e la pioggia cadeva, cadeva.
      La botte di Pietro entrò, tutta lucente dalla lunga lavatura. Il padrone ed il cavallo erano coperti da un cencio di lana inzuppato.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





Pietro