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      La figlia maggiore, Ernesta, era vecchia, anemica, un po' calva; le mancavano parecchi denti, ed aveva il lobo d'un orecchio spaccato. Da un gran pezzo aveva lasciato il mestiere di modista, e teneva in ordine la biancheria delle camere e degli inquilini. Era sempre in moto, sempre affaccendata; si pettinava a metà del giorno, qualche volta la sera; se il lavoro era soverchio non si pettinava affatto. Strascicava le ciabatte, portava dei vestiti tutti frittelle, colla pedana sfilacciata, la vita disadatta, i gangherini o i bottoni mancanti, ed una vecchia pezzuola annodata al collo. Ed in quell'arnese, se s'imbatteva coi pigionanti, si metteva a discorrere di partizioni, di scritture, di quartali, d'impresari, di soprani pastosi, di tenori che baritoneggiano, di do di petto.... conosceva tutto il gergo teatrale, e se ne gloriava. Toglieva la fascia ai giornali teatrali degli artisti che aveva in casa, e li scorreva curiosamente, poi diceva alla madre o alla sorella, o, in mancanza di quelle, anche al padre:
      - Ha avuto un gran successo a Lisbona. Ha fatto furore al Covent Garden nella Linda. È scritturato a Bukarest con quaranta mila lire per venticinque recite e la beneficiata....
      - Quello è un grande artista! Che fortuna deve fare! È un fenomeno!
      E tutta la famiglia stava in ammirazione di quell'innominato che chiamavano sempre lui, e l'Ernesta si pavoneggiava, e godeva, come se si fosse trattato di lei stessa o di suo marito. Si abbandonava a narrare dei particolari gloriosi della carriera di lui: dame che se n'erano innamorate, giovani dell'alta aristocrazia che avevano staccati i cavalli dalla carrozza e l'avevano strascinata all'albergo, serenate, doni di gran valore, versi.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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