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      Tutto questo andava molto a sangue alla mugnaia, la quale, per il denaro, avrebbe venduta l'anima al diavolo, e tanto più facilmente aveva venduto il suo carrettiere a quella giovinetta, sicura come era di ricomprarlo con un'occhiata furba de' suoi occhi trentenni.
      Non occorre dire che, dopo il matrimonio, Ambrogio continuò, grazie al grano ed al mulino, la sua tresca colla mugnaia grassa come una quaglia, serbando alla giovane sposa gli amplessi violenti delle sue ore d'ebbrezza, e le busse delle ore tristi, quando l'altra lo tribolava per avere i quattrini, che il suocero si ostinava a serbare, con quel filo di vita epatica, che gli durava Dio sa come.
      Intanto madre natura, che non è punto sentimentale, badava a fare il suo compito senza curarsi se il carrettiere fosse ubbriaco od innamorato; e nella casa della giovine sposa i bambini si tenevano dietro l'uno all'altro come le canne dell'organo; ce n'erano già tre, due maschi ed una bimba.
      Ed il salumaio non moriva. Anzi, contro ogni aspettativa, un bel giorno gli morì la moglie di polmonite. La povera Cecchina pianse amaramente la perdita della sua mamma; ed il carrettiere riformò il suo programma, e pensò di andar a vivere col suocero il quale, oltre a mantenergli la moglie ed i figlioli, gli avrebbe lasciato metter mano nella cassetta del banco.
      Ma il suocero, epatico e malandato com'era, si trovava per l'appunto nella stessa condizione di lui; aveva un'amante; e la recente vedovanza gli permetteva di sposarla. Figurarsi se voleva in casa tutta quella tribù di figlia e genero e bambini, a disturbargli la luna di miele!


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





Ambrogio Dio Cecchina