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      Poi, appena avevano ripiegato alla meglio, non pensavano più a malinconie, e ripigliavano la loro vita allegra. C'erano sempre frotte di signori di Vercelli invitati in casa loro, e pranzi e cene che era una baldoria, e viaggi ad ogni tratto.
      I bambini stavano a sentire esterrefatti quelle narrazioni che parevano una fola, e tratto tratto scambiavano tra loro degli sguardi che esprimevano una grande ammirazione per quello zio splendido e giocondo. La stiratora continuò:
      - Bisogna anche dire che qui voialtri venivate al mondo in fretta e in furia, uno sulle calcagna dell'altro, come fate ora quando correte per la casa, e la vostra mamma, buon'anima, non aveva tempo d'uscir dall'uscio; mentre laggiù c'era un solo bambino, un po' infermiccio che stava seduto in una carriola, e non dava da fare a nessuno.
      - Era quello lì della mia scuola? domandò Vincenzo che non poteva figurarsi quel ragazzo tanto lungo, seduto in una carriola da bimbo infermiccio.
      - Era quello, rispose la Rosa. Lo avevano chiamato Vincenzo, come te, dal nome di vostro nonno. Come fu, come non fu, un bel giorno capitarono qui il signor Teodoro e la moglie, che non ci venivano mai, e presero il padrone alle strette, là nella stanza da pranzo, e gli fecero una scenata, che li sentivo esclamare e piangere fin fuori dall'uscio chiuso. Il fatto era questo: che il signor Teodoro, con quella smania di far le cose in grande, e di guadagnare grandi somme, si era arrischiato in una speculazione con un negoziante di Vercelli, aveva sottoscritto delle carte per avere denaro in prestito; poi era venuto il tempo di pagare; le carte erano lì che parlavano chiaro, e lui non aveva quattrini.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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