Suo padre invece, nella sua inesauribile vanità, non avendo altro di cui far pompa pel momento, faceva pompa di quel fratello stimato e ricco. Gli attribuiva un patrimonio immaginario, e diceva ai vicini di casa:
- Conoscete il signor Anselmo Dogliani, quel riccone?.... Non sembra, perchè è modesto, ma se ne ha di quattrini! Io lo so perchè sono suo fratello.
Gli operai che abitavano l'umile casamento in cui s'era alloggiato lui, non la sapevano tanto lunga; per loro chiunque non lavorava a giornata era un signore, ed ammiravano compiacentemente quell'inquilino fanfarone, che aveva una parentela così ricca; tanto, in quelle ore di riposo, non avevano di meglio a fare.
E l'altro, lusingato, tirava via a raccontare come un giorno il fratello gli avesse dato ventimila lire (qualche volta diceva trenta, cinquanta) così sulle unghie; e soggiungeva, tronfio come un tacchino che fa la ruota:
- Sono passate tutte per queste mani; e ci è passato ben altro! Se ne gloriava; non provava nè riconoscenza pel fratello, nè vergogna di sè. Si sentiva superiore a quei poveri, ed era felice.
Quando Vicenzino era stato alla vigilia d'andare alla scuola, gli aveva detto in presenza dei vicini:
- Domattina alla scuola troverai tuo cugino, il figlio di mio fratello Anselmo. Si chiama Vincenzo Dogliani come te. È il nome di nostro padre...
Vicenzino si era fatto tutto rosso. Lui, piccino com'era, non traeva vanto di quella parentela; si sentiva sulle spalle tutti i torti del padre, e l'idea di trovarsi in faccia al cugino lo faceva piangere di vergogna.
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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola 1883
pagine 181 |
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