Era la sua ambizione, ed in essa aveva attinto il coraggio di cercare un impiego e di adattarvisi, il che gli costava non lieve sacrifizio, sebbene lo avesse ridotto ad una specie di sinecura. Si consolava facendola da despota e signore coi contadini suoi dipendenti. Intanto il fanciullo, intelligente ed amante dello studio, faceva progressi meravigliosi.
Così i due giovani amici erano giunti uno a diciotto, l'altro a dicianove anni, senza essersi più riveduti. Nell'inverno del 1864 Vincenzo trovò nella biblioteca del seminario, fra i libri che era permesso agli alunni di leggere: Il primato morale e civile degl'Italiani, di Gioberti. E, dopo avere scorse le prime pagine con fatica, si era venuto via via interessando a quella lettura, che gli aveva ravvivato nel cuore il sentimento patriottico fino allora latente. Provò un vivissimo desiderio di saperne di più, e, non trovando altre opere di quel genere, ne domandò ad un compagno, il quale poteva avere dei libri per mezzo di un fratello, che glieli consegnava di nascosto nelle visite domenicali. Cosi lesse Le speranze d'Italia, del Balbo. E quelle vecchie speranze, in gran parte conseguite, gli fecero palpitare il cuore. Ripensò quell'immenso passaggio di soldati francesi che aveva veduti nel 59. Suo padre, con una coccarda tricolore sul cappello, lo aveva condotto a Vercelli, dove, in piedi sopra un tavolino da caffè, aveva veduto per ore ed ore sfilare soldati e baionette, ed aveva udito gridare: "Viva l'Italia! Viva l'Italia!
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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola 1883
pagine 181 |
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