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      Egli però disse semplicemente alle fanciulle, mettendo una mano sulla spalla di Vicenzino:
      - Vi conduco un nuovo cugino, lo conoscete?
      - Sì, risposero le due ragazze maggiori. E quell'affermazione non meravigliò affatto il babbo, che di certo aveva indovinato che da un pezzo le sue figlie prendevano a cuore quel parente. Egli le presentò ad una ad una, dicendo:
      - Elena, la mia primogenita; Laura, la nostra piccola massaia, e Maria, che ti farà sopportare i suoi capricci, perchè tra tutti l'abbiamo viziata un pochino.
      Fu la sola allusione che fece all'installamento del nipote in casa sua. Poi tutti si misero a tavola, e la Laura cominciò a scodellare la minestra.
     
     
     
      VII.
     
      Vincenzo doveva passare dieci giorni a Santhià per cominciare l'anno nuovo colla sua famiglia. Ma, malgrado la presenza dei due giovani, la casa era malinconica e silenziosa. Vicenzino aveva il cuore riboccante di riconoscenza, ma sentiva che non avrebbe potuto parlarne senza commoversi, ed evitava quell'argomento. Guardava lungamente Vincenzo, ed i suoi occhi si empivano di lagrime. La stessa povertà della casa che lo aveva ospitato lo commoveva. Le ventimila lire date a suo padre acquistavano un valore assai maggiore, dacchè sapeva che il signor Anselmo viveva quasi meschinamente, e la sua ammirazione per quello zio, facendosi più grande, aumentava la sua tristezza per i ricordi del passato.
      Anche Vincenzo, con grande stupore delle sue sorelle, parlava poco ed era spesso impensierito. Quando, con una vecchia burla che aveva sempre lusingata la sua vanità, lo chiamavano arcivescovo, non s'insuperbiva più affatto, e con quella cortesia che si usa tra fratelli e sorelle, scoteva le spalle e borbottava: "Stupide".


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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