Questi era acceso come una fiamma, teneva gli occhi chini a terra, e si mordeva rabbiosamente le labbra. Vicenzino gli prese le mani e gli domandò con affetto, ma coll'accento imperioso di un amico che ha diritto di conoscere i segreti dell'amico:
- Che cos'hai?
Vincenzo non rispose e scosse il capo come per dire: "A che serve? È un caso disperato". E due lucciconi, che gli tremavano sugli occhi, caddero come due perle sulle mani congiunte dei due amici.
- Non sei contento di far il prete? tornò a domandare Vicenzino.
- Saresti contento tu? rispose l'altro con uno scoppio di voce che tradì un singhiozzo.
- Io non ho la vocazione.
- Ed io l'ho la vocazione? Ho il benefizio; ho il dovere di conservare quella rendita al babbo che è vecchio, alle sorelle che non hanno dote... Eccola la mia vocazione! Debbo sagrificarmi per gli altri; sagrificarmi tutta la vita.
- Eri pur contento del tuo stato, prima.... insistè Vicenzino.
- Prima ero un ragazzo. Non pensavo neppure d'aver una patria. Credevo che le guerre si facessero solamente nei libri di Storia. Perchè non avevo mai visto un Tedesco qui, non pensavo che vi sono delle provincie d'Italia che essi invadono.....
E raccontò le sue letture, le sue febbri d'entusiasmo patriottico, le lagrime divorate in segreto.... Parlava con enfasi, piangeva, tremava tutto ed esclamava disperatamente:
- Dovrò rimanere inerte come un vile! Come un vile!
Vicenzino aveva già espresso all'amico il suo piano d'avvenire: compiere da sè in casa quell'anno di studi per non obbligare lo zio a pagargli una pensione a Vercelli; poi prendere il diploma di maestro superiore, e collocarsi come insegnante nel ginnasio pareggiato di Santhià per guadagnarsi la vita, durante il tempo che gli mancava ancora prima di essere chiamato alla coscrizione.
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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola 1883
pagine 181 |
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