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      Sfinito, in uno stato di prostrazione, vicino a svenire, Vicenzino sorrideva come un estatico. Poco dopo Vincenzo gli domandò:
      - Come stai?
      - Sono felice, susurrò l'ammalato.
      Vincenzo si scostò dal letto premendosi i pugni sugli occhi, battendo i piedi in terra, fremendo per tutto il corpo. Rimase a lungo colla faccia rivolta alla finestra aperta, come se contemplasse lo splendido tramonto che irradiava la cima delle Alpi lontane, come tante punte d'oro, e chiudeva l'orizzonte turchino con un'immensa striscia d'un rosso infocato. Ma il povero giovane non vedeva nulla, e stava voltato così per divorare le sue lagrime senza farsi scorgere. Era una precauzione superflua. Vicenzino guardava nel vuoto, nell'ideale; non si accorse di quella disperazione, e, con un filo di voce, chiamò:
      - Vincenzo!
      L'eccesso della sua felicità gli pesava sulla coscienza come un rimorso. Sentiva di doverla rivelare all'amico; l'aveva attinta nella sua casa, gli era venuta da lui, ed aveva potuto fargliene un segreto! Alla sua fantasia indebolita questo sembrava un atto di mala fede, una colpa. Vincenzo si avvicinò, cupo, senza parlare, e l'ammalato gli disse:
      - Ho un segreto da rivelarti.
      L'altro non rispose, ed egli, credendo che aspettasse quella rivelazione, riprese:
      - Ora non ho forza. Ti scriverò. Poi mormorò: Sono tanto felice!
      Vincenzo lo abbracciò con impeto, tanto stretto che gli fece male, poi uscì singhiozzando.
      Rimase ancora alcuni giorni in famiglia, finchè vide Vicenzino un po' rinforzato dalle cure e dall'agiatezza della casa.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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