Io avevo tutta la stima di quella giovane, ma non ero tanto ottimista da attribuire quel rossore e quella subita paralisi del suo spirito alla soggezione che poteva inspirarle uno sconosciuto. E però, non per curiosità, nè per interesse mio proprio, ma per l'interesse di Giorgio che evidentemente l'amava, volli accertarmi se realmente andasse dalla signora Melli, o se vi fosse qualche mistero di mezzo.
Lasciai ch'ella voltasse l'angolo del Corso, e quindi congedatomi dall'amico le tenni dietro.
La signora Melli abitava una delle case del corso Venezia, tra la via Monte Napoleone e la chiesa di San Carlo. Appostandomi nel caffè dell'Europa, che è in faccia alla chiesa, avrei potuto vedere uscire Fulvia dopo la sua visita, se realmente era diretta dove aveva asserito.
Ma mentre passavo dinanzi alla casa in questione per dirigermi al caffè, ecco Fulvia che usciva dalla porta.
Ella mise la più lusinghiera delle esclamazioni al vedermi.
Quella rapida uscita non era entrata per nulla nelle mie previsioni; vidi che era lieta d'incontrarmi ancora.
- La civettuola! - cominciai a recriminare internamente - gioisce di trovarmi qui. Si figura che la stia aspettando pei suoi begli occhi. Come sono vane le donne!
La signora Melli non era in casa. Proposi a Fulvia di fare una passeggiata. Ella accettò, e risalendo il Corso ci dirigemmo verso Porta Venezia.
VIII.
Non so come avvenisse, che, durante quella passeggiata, ci trovammo a parlare d'amore, a teorizzarvi intorno, a fare della metafisica sentimentale.
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