In tali giorni io non corteggiavo Fulvia, per non offrire alla marchesa uno spettacolo doloroso; e di codesta abnegazione mi sentivo eroico.
Ma allora i miei amici le stavano intorno e le dicevano mille cose galanti, e le davano margheritine a sfogliare per vedere chi di noi l'amasse più; ed io mi sentiva molto infelice.
X.
Un giorno ella si fermò ritta in un prato con un fascio di codesti fiori e li diede a reggere ad un bel giovane che le stava al fianco. Poi andò man mano prendendo le margherite, e ad ognuna dava il nome d'uno di noi, poi la sfogliava dicendo: "mi ama, poco, molto, di cuore, alla follìa, mi burla."
E codesto fece per gli uomini come per le donne ch'erano con noi, e ad ogni oracolo erano esclamazioni e risa e commenti.
Quando disse il mio nome, io che me ne stavo a due passi con Vittoria, tesi l'orecchio, e sentii battermi il cuore ed accelerarsi il respiro, come se si agitasse una quistione vitale. Sull'ultima fogliolina, cadde la parola "mi burla."
- Oh mi burla! esclamò, è una impertinenza! Perchè potesse burlarmi bisognerebbe ch'io l'amassi.
Quelle parole gettate al vento, con un lieto riso, mi suonarono al cuore come una sentenza di morte - Bisognerebbe ch'io l'amassi. Dunque non mi amava? Sperava ch'ella si volgesse a riferirmi la crudele risposta del fiore per combatterne la calunnia; ma l'allegra signora passò tosto ad un altro nome, e da quello ad un altro, senza pensarvi più che tanto; ed io odiai e maledissi tutti quelli di cui il fiore asseriva che amavano Fulvia molto, di cuore, alla follìa.
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Fulvia Vittoria Fulvia
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