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      Io guardavo quel fiore e pensavo:
      L'ha portato per me...."
      Poco dopo la direttrice fu chiamata fuori. Io precipitai istintivamente l'esercizio che stavo facendo. Il maestro non mi corresse quell'errore di tempo. Erano così rari i momenti in cui il caso ci accordava di esser soli; entrambi avevamo premura di profittarne. Egli mi disse, mentre voltava il foglio:
      - È ancora in collera con me?
      - Sì, gli risposi; perchè non vuole lasciarmi cantare nulla di bello.
      - Ebbene, riprese egli, domani le porterò Gran Dio morir sì giovane, lo canteremo insieme.
      Non potei a meno di ridere. La grande facilità di quella melodia l'ha resa siffattamente popolare che omai ci sembra volgare, e la proposta era realmente umoristica.
      La mia ilarità gli diede coraggio ed egli soggiunse:
      - Sono stato infelice per causa sua tutti questi giorni.
      Io feci un atto ed un sorriso d'incredulità.
      - Non mi crede? riprese. Se sapesse che rimorso provava per averla fatta piangere! Ero tentato di andare da Blanchi a provvederle tutti quanti gli spartiti di Bellini e di Donizzetti....
      Cominciavo a sentirmi umiliata di quell'incapacità che mi attribuiva di apprezzare le più alte e complesse combinazioni dell'armonia tedesca.
      - Ma no, protestai. Ella mi deride. Io non sono mica esclusivamente amante della melodia. Ieri ho suonato tutta la Sinfonia pastorale.
      Era vero; l'avevo suonata dapprima in omaggio a lui, e dopo una prima lettura l'avevo ricominciata con vero interesse, e l'avevo scorsa fino in fondo con passione.
      - Ah! lo sapevo bene che ella non poteva non comprendere quella musica vera e sublime, esclamò con un sorriso di soddisfazione.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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