Avevo sperato che Welfard mi accompagnerebbe per assistere al mio
Egli non ne parlò nemmanco. Quando gli proposi di venire, mi disse che lo avrebbe desiderato, ma non ne aveva il tempo. Venne ad accompagnarmi allo scalo, e quando entrai nella sala d'aspetto, mi strinse la mano, mi fece un inchino e partì. Mi fermai alla porta e lo seguii collo sguardo, sperando che si volgesse qualche volta per vedermi e salutarmi ancora. Ma egli non pensava che al suo sigaro. Non si voltò mai. Correva e fumava come una locomotiva!
Il babbo, non meno occupato di lui, potè bene trovar due giorni per accompagnarmi qui, installarmi, vedermi andare in iscena. Perchè non avrebbe potuto ottener anche Welfard un permesso come il babbo? Quella indifferenza mi fece male, salii in convoglio piangendo. Mi parve d'essere amata a tempo perso, di non essere il primo, ma l'ultimo de' suoi pensieri. Le considerazioni di tempo, di occupazioni, erano messe innanzi a me. Tutti i doveri gli erano più sacri che il dovere contratto con me di amarmi e di farmi felice.
E pensavo: Se ora, che gli appartengo soltanto idealmente, è freddo così, che sarà quando diverrò sua moglie, quando la certezza del possesso m'avrà spogliata del prestigio d'un'aspirazione?
Nondimeno, allorchè il successo mi riempì l'anima d'una gioia nuova ed immensa, sentii che le nobili soddisfazioni dell'arte, e l'avvenire che mi prometteva la mia carriera, erano tutto opera di Welfard, e si ravvivò più che mai in me il senso di gratitudine infinita che mi legava a lui.
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Welfard Welfard Welfard
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