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      - "Triste e solitario, penserò spesso con amara dolcezza i vostri dolci occhi fisi ne' miei. E voi?
      - "MASSIMO."
     
      Sempre nella stessa posizione prosaica, nell'atto di inzuccherare il mio caffè, lessi tutta quella lettera. Passai dalla dolce trepidazione della speranza al più profondo abbattimento, senza che il menomo cangiamento si fosse fatto nella mia persona. Soltanto sentivo velarmisi gli occhi d'un liquido tremolante, e poi grosse lagrime rigarmi le guancie e cadere nella tazza che avevo dinanzi.
      Abbassai il velo ed uscii. Mi sentivo sola, perduta nel mondo; quella lettera aveva fatto il vuoto intorno a me e nel mio cuore.
      Io non so dove trovino gli scrittori quei caratteri chiari, coerenti, che, una volta descritti, agiscono sempre a seconda delle passioni e dei sentimenti predominanti che hanno rivelati. Nel mondo non è così. Si trovano nature fluttuanti in una perpetua alternativa di bene e di male, di coraggio e di debolezza, di passione generosa e prepotente, e d'egoismo calcolato e freddo.
      Massimo così appassionato, così impetuoso, così irriflessivo nelle sue giovanili imprudenze, ora era ad un tratto prudente e misurato come un'equazione algebrica. Qual'era il suo carattere? E dove? Nell'uomo o nella lettera?
      Egli che mi aveva dimostrato un amore delirante, ora parlava con paura del pericolo che l'affetto che io gli avevo inspirato si mutasse in passione.
      Non era adunque che un semplice affetto? La passione era ancora nelle nubi dell'avvenire? Ed il suo cuore era tuttavia calmo abbastanza per venire a congresso colla ragione, capire che non era il caso d'accelerare più oltre la misura de' suoi battiti, e fermarsi?


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172