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      Ma allora che cos'era il sentimento che mentre mi onora e mi venera, eccita in lui per me i trasporti pių rivoluzionarii dell'amore prepotente ed intero? Mentiva in quell'ultimo periodo? O mentiva nel primo? M'ingannava l'uomo, o m'ingannava la lettera?
      Ingannava la lettera. Cosė pensai dopo averne passata in attenta rassegna ogni frase, ogni parola.
      Egli mi amava; in un impeto di vera passione aveva deciso di seguirmi, ed aveva sperato d'indurmi a rompere ogni altro impegno, a mancare alla mia parola, ad esser sua.
      Poi, nell'intervallo tra il progetto e l'esecuzione, aveva pensato a me, onesta e leale, che cesserei di esserlo il giorno in cui cedessi al suo amore. E si era detto.
      - "A che l'uomo sarebbe il pių forte se non avesse il coraggio morale, dinanzi all'amore di una donna, di combatterlo per sč e per lei, quando č nell'interesse di lei di combatterlo?
      Ed attingendo nella lontananza quell'eroismo che vicino a me sarebbe stato affogato da un impeto giovanile, ad una parola, ad uno sguardo, aveva scritto una lettera ragionata; aveva compresso il suo cuore per farlo tacere dinanzi al mio. Ed a quando a quando il cuore s'era imposto alla ragione, ed aveva dettato una frase che smentiva le precedenti.
      Cosė mi spiegai la lettera sconclusionata ed incoerente di Max. Era realmente cosė?
      Ma ad ogni modo io ne era addolorata ed offesa. Avrei voluto quella passione che non ragiona. Forse era un'idea da romanzo; forse sarebbe stato una ruina per me; forse in realtā egli era generoso ed assennato, io imprudente ed egoista; forse avrei dovuto ringraziarlo e benedirlo del sacrificio che s'imponeva per me.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Max