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      Infatti non ero io onesta come prima, e degna della mano d'un uomo d'onore? Questo mi rasserenò e diede alle mie idee ed al mio giudizio un carattere meno severo.
      La contralto era milanese; ella doveva partire con me da Firenze per Torino, dov'era scritturata. Ma voleva fermarsi due giorni a Milano.
      - "Si fermi anche lei" mi disse. "Che paure ha? È forse la prima volta che vede il signor Massimo? Se ha saputo rispettarla prima lo saprà ancora. E poi la ci ha da essere anche lei.
      Tolga Iddio ch'io voglia scaricare, colla viltà di Eva, la responsabilità di un mio errore sull'amica tentatrice. Ero libera ed in età di ragione e d'esperienza, e quel che feci lo feci perchè volli.
      Ma è un fatto che, una volta ch'ella ebbe messa la questione sotto un punto di vista falso, io non la presi più che da quel lato.
      Essere o non essere Massimo capace di rispettarmi; - essere o non essere io ben risoluta di rimanere onesta."
      E, poichè di codeste due cose ero certa, non pensai che il male ha tante gradazioni; che un fidanzato è oltraggiato non solo dall'ultima conseguenza dell'infedeltà, ma da qualunque dimostrazione d'amore prodigata ad un altro, fosse pur solo una stretta di mano; Una lettera... una gita misteriosa poi... ed un bacio! Santa pazienza!
      Tutto codesto non pensai, e spedii questo telegramma al babbo:
      Pietro Zorra, via Roma, 10.
     
      - "Vengo colla contralto. Resto Milano due giorni. Arriverò sabato.
      FULVIA.
     
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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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