Non vi siete scontrati? Ora capisco perchè volevi nascondere la valigia colla scusa di rimanere a ritirare il bagaglio. Non volevi ch'io ridessi!
Così esclamava il babbo, e rideva, e trovava un umorismo infinito a pensare che Gualfardo mi era venuto incontro senza trovarmi; ed attribuiva la confusione di Gualfardo e la mia confusione unicamente alla paura del ridicolo.
Oh Dio! il ridicolo! avrei voluto vedere tutta Torino a bocca squarciata, tenendosi le costole dal ridere per conto mio; avrei riso più forte di tutti, avrei danzato di gioia se avessi potuto non essere che ridicola.
Ero rimasta fulminata dalle parole di Gualfardo. Avevo udito le osservazioni del babbo meccanicamente; ma nel mio interno avevo ben altra preoccupazione.
Che cosa aveva fatto Gualfardo a Milano? Come e perchè non mi aveva trovata? Sapeva qualche cosa? Sapeva tutto? O non sapeva nulla?
Il suo volto era perfettamente impassibile. A giudicare da quello si poteva credere che non sapesse nulla.
Cento domande mi vennero alle labbra nell'ansietà di quel momento. Ma sentivo battermi il cuore con tale violenza, e provavo un'angoscia ed un'umiliazione tanto profonde, che non avrei potuto pronunciare una parola su quell'argomento, senza tradirmi col rossore e col tremito della voce.
Così non dissi più altro, e mi diedi a guardare fuori dallo sportello, ed a fissare i passeggieri con tanta attenzione, come se tra essi cercassi una persona aspettata, dalla cui presenza dipendesse il massimo interesse della mia vita.
E Gualfardo, seduto di contro a me, stava ritto come un palo per lasciarmi padrona dello sportello, e non fece più la menoma allusione al suo viaggio.
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