Non vede che fa del male al suo babbo? Il medico gli raccomanda di evitare ogni commozione.
Quelle parole mi richiamarono in me. Ma il mio cuore era spezzato da quell'annuncio crudele. Mi posi in ginocchio accanto al babbo, e cercai di persuaderlo che il suo male non era grave.
- Dimmi tutto, babbo; narrami come ti ammalasti, che medico ti vede, e come ti venne quella idea triste che mi ha fatto tanta pena.
- Come mi ammalai non lo so. Ma viveva ancora la tua povera mamma che io soffrivo già di un acuto dolore al cuore, ogni volta che mi esponevo a qualche fatica. Quand'ella morì, l'affanno di quella perdita mi sviluppò una malattia di cuore, che mi tenne a letto più d'un mese. Tu eri bimba allora, ma devi ricordarti di questa circostanza.
- Guarii, ma continuavo a sentire a quando a quando quella puntura al cuore; qualche volta avevo violente palpitazioni. Poi tutto passava, ed io non ci badavo punto.
- Ma quest'inverno il dolore cominciò a farsi insistente; al solo salire una scala la palpitazione mi soffocava. Lasciai che tu fossi partita per Milano, poi chiamai il medico. Egli mi prescrisse le solite pillole che prendevo sempre quando si ridestava il mio male; più tardi mi consigliò i bagni di mare. Fu allora che ti raggiunsi a Livorno. Ti ricordi che mi trovasti dimagrato e pallido, ed io ti dissi che soffrivo il caldo? Era la malattia che aveva già fatto terribili progressi.
- Il pensiero di lasciarti sola al mondo mi spaventava. Non volevo crederci; non mi ci potevo adattare.
| |
Milano Livorno
|