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      Ma per farti piacere noi ci uniamo ora qui; davanti a Dio e davanti a te; tu ci benedirai, e sarà come se fossimo già sposati.
      Ed alla mia volta susurrai a Gualfardo:
      Perdonate."
      Egli comprese ch'io non davo valore a quella cerimonia; che volevo soltanto ingannare pietosamente il povero malato; ancora una volta mi disse:
      Brava!" e s'inginocchiò accanto a me, ed il babbo congiunse le nostre mani e ci benedisse.
     
     
     
      XXXIII.
     
      Da quel momento la pace entrò nel suo cuore, ed il suo volto fu sempre animato da una serena rassegnazione. Vedeva avanzarsi la morte a gran passi, e ne parlava senza terrore. Il mio povero babbo era profondamente credente; aveva quella fede consolante che toglie ogni squallidezza alla morte; che anima di spiriti aleggianti, di memorie, d'affetti e di speranze, la tristezza glaciale della tomba.
      Ci parlava con dolcezza di quando saremmo uniti, in un piccolo nido d'amore, e la sua anima invisibile vivrebbe tra noi:
      - Allora non mi spaventeranno le distanze ed i biglietti di strada ferrata, diceva sorridendo. Se vi scrittureranno per la China, io sarò là prima dì voi; entrerò in tutte quelle case da bambole, e vi cercherò la meno inospitale, la più europea; poi verrò a prendervi, v'accompagnerò nel viaggio, ed allo sbarco vi susurrerò all'orecchio:
      Contrada tale, numero tale," e voi ci andrete credendovi guidati dal caso, e troverete il nido scelto da me: e ci starete comodi e felici... Non mi direte, come facevate prima: "Grazie, babbo; come sei buono, babbo; tu pensi sempre a noi.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Dio Gualfardo China