- Sì, Fulvia; dormi. Io ti sveglierò: - e mi condusse alla poltrona, mi accomodò i cuscini, mi coperse con uno scialle, poi tornò presso il babbo.
All'istante il sonno mi vinse. Un sonno profondo, senza sogni. Non so quanto tempo durasse. Quando mi svegliai ero nella mia camera, sulla stessa poltrona. Accanto a me era seduta la vecchia serva del babbo. E sulle mie ginocchia un pezzo di carta su cui era scritto a matita:
- "Coraggio, Fulvia. Non ha voluto che lo vedeste morire; non vuole che lo vediate più. Ha desiderato di rimanere per sempre nella vostra memoria come lo vedeste ieri sera quando vi baciò e vi sorrise. Obbedite e siate forte. Lo spirito del povero babbo vi vede e vi benedice. - Io l'accompagnerò fino all'ultimo. Farò come se fosse mio padre. Non uscite dalla vostra camera.
WELFARD.
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Dopo tante veglie e fatiche la natura aveva vinto, ed avevo dormito l'intera notte ed una parte del mattino. Povero, caro babbo! Aveva avuto l'eroismo di pensare ad addormentarmi, perchè non lo vedessi morire. Santi eroi dell'affetto, della famiglia! A codesti non si fanno monumenti, e statue. Ma hanno un monumento nel cuore dei superstiti che hanno amato; e se i loro spiriti possono vederlo, devono esserne più consolati.
XXXIV.
Come avevo presentito, perdendo il babbo perdetti anche Gualfardo.
Egli vegliò il cadavere, ordinò i funerali e mandò una carrozza a prendermi per la messa di requie; tutto ciò senza che io lo vedessi.
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Fulvia Fulvia Gualfardo
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