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      È trascorso quasi un anno dalla morte del babbo, dal distacco di Gualfardo e dal vostro attacco di spinite retorica. Vedete dunque che ho avuto tempo a riflettere.
      Ma non solo ho riflettuto del tempo; furono anzi il tempo e l'esperienza della mia nuova situazione che mi hanno condotta grado grado dalla noia della vita alla sfiducia, all'aspirazione della morte.
      Ero partita da Torino sul finire di novembre. Dovevo imbarcarmi a Genova. Vi giunsi due giorni prima della partenza del bastimento, il 26 novembre, e presi alloggio all'albergo della Ville.
      Dovete ricordarvi quella data e quell'insegna.
      Stavo alla finestra della mia camera la sera del mio arrivo, quando vidi entrare nel cortile una carrozza da nolo, da cui scendeste voi, con una signora.
      Avevo presso di me una cameriera dell'albergo che mi prestava qualche servizio da toletta. La chiamai alla finestra, ed additandovi le domandai:
      - Chi sono quei signori?
      - Sono due sposi lombardi.
      Non interrogai di più. Avevo anch'io indovinato che eravate un marito ed una moglie. Del resto che m'importava omai?
      La spinite vi aveva accordato una tregua sulla via del Municipio.
      Tuttavia codesto mi diede un disinganno retrospettivo.
      O voi progettavate già quel matrimonio quando dicevate d'amarmi; e tutta la vostra lealtà ch'io ammiravo non era che una finzione.
      O quella nuova simpatia era nata dopo il vostro attacco di spinite (la lettera che me lo annunciava era in data del 24 ottobre), e vi era bastato un mese per dimenticar me, innamorarvi di un'altra, rinunciare alle vostre prevenzioni contro il matrimonio, sposarla, ed imprendere il viaggio da nozze.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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