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      - Tu trovasti una scusa; respingesti l'offerta. Sentii che m'ero ingannato.
      - Allora mi ritirai colla morte nel cuore, e non pensai che a combinare coll'impresario per farti riavere la scrittura di Nuova-York, per allontanarti dai luoghi che ti ricordavano la dolorosa perdita del povero babbo.
      - Ma dopo la tua partenza, Torino mi riescė insopportabile.
      - Lasciai le mie lezioni, lasciai tutto; ti seguii in America, dove ottenni di dirigere l'orchestra d'un teatro secondario; e vissi vicino a te, e ti vidi, Fulvia; e la tua cameriera, che avevo saputo guadagnare, m'introdusse nelle tue stanze tutte le sere in cui per combinazione al mio teatro era riposo, mentre al tuo cantavi.
      - Sė, Fulvia; rinunciavo alla gioia di vederti, per sedermi al tuo scrittoio, nella tua poltrona, ed al lume della tua lampada, in quell'atmosfera piena di te, leggere, a misura che le avevi scritte, le tue memorie.
      - Allora conobbi i miei torti, Fulvia, ed il tuo amore; il tuo nobile e generoso amore.
      - Avrei voluto correre a' tuoi piedi e ridomandarti piangendo quella dolce promessa che la mia stupida freddezza t'aveva indotta a ritogliermi. Ma ero povero allora; non avevo pių posizione; avevo lasciato tutto per seguirti. Era necessario ch'io mi rifacessi una rendita sufficiente per offrirti il mio appoggio.
      - Scrissi subito; ma ci volle del tempo, e quando mi fu offerto il posto di direttore d'orchestra in uno dei primi teatri di Vienna, tu eri partita da due giorni.
      - Partii subito anch'io, ma, sbarcato a Genova, dovetti fare una corsa a Milano, per firmare il contratto che mi assicurava un avvenire degno di te.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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